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Pensieri e Nostalgie – Parigi

17 novembre 2009

Sono mesi che non salta fuori la mia nostaglia parigina, ma è solo per non tediarvi. Mettendo subito al bando ogni dubbio: il mal di Parigi c’è, è persistente e non si guarisce. A volte si attutisce, ma mai troppo a lungo.

In questi giorni mi è scappata una strana riflessione. Anzi forse nemmeno troppo strana, ma che sa di coincidenza.
Ho in vista due scappate, due gite con una mira ben precisa per ognuna, la mostra di Hopper a Milano e quella di Calder a Roma. Prossimamente.
Per pensare e capire e poter vedere di più, quando sarò là a guardare le loro opere, sto in questi giorni leggiucchiando e sfogliando quanto la biblioteca ha qui su entrambi (tiriamo un velo pietoso su quanto poco abbia su Calder). E, leggendo banalmente la biografia di tutti e due, salta all’occhio un viaggio a Parigi per ognuno di loro, un viaggio fondamentale, quasi di svolta o quanto meno di approfondimento per l’arte di tutti e due.
Niente di troppo strano, Parigi era ed è la città dell’arte, almeno lo era negli anni del primo e del secondo dopo guerra, in Europa; ma quello che mi ha colpito è che tanto Calder quanto Hopper sono molto americani, anzi pensandoci bene sono forse tra le espressioni più "americane" dell’arte americana.
Ma poi leggendo tra le righe salta fuori Parigi, fondante per l’uso del colore e per la ricostruzione della luce e dei suoi giochi per l’uno, Hopper, fondante per la scelta di realizzare delle opere d’arte che giocano e si muovono, tra colori primari e fil di ferro per l’altro, Calder. Anzi per quest’ultimo se non ci fosse stato Duchamp non sarebbe saltato fuori quel mobile, così internazionale a primo ascolto, ma così francese pensandoci, ad indicare le sue opere forse più famose.

Per il momento meglio non guardare quali mostre e che cosa c’è a Parigi in questi giorni, ormai ci penseremo in primavera, ma la nostaglia canaglia trova ogni strada per riaffiorare.

sonia

3 Responses to “Pensieri e Nostalgie – Parigi”


  1. Ci sono stata per 5 giorni e ogni tanto ho la voglia pressante di tornarci, non voglio immaginare cosa sia per te che ci hai vissuto 😉
    E dire che non volevo neppure andarci, mi ha spinta il mio ragazzo! ^_^

    Aerie

  2. utente anonimo Says:

    Spesso si pensa con malinconia al passato quando si passa un momento no, un momento difficile in cui è necessario mettere in discussione tutto a partire da noi stessi.
    Io penso sempre ad una sperduta cittadina in cui ho passato momenti bellissimi e anche difficili, lontano dal mio amore che nonostante tutto sentivo vicino, lontano dalla mia famiglia dalle mie abitudini catapultato in un mondo tutto nuovo in cui reinventarmi.
    Spesso l’idea di poterci reinventare ci mette energia.
    Poter essere chi vogliamo, dove vogliamo, senza dover sopportare i giudizi altrui su di noi o su chi ci sta vicino.
    Bello reinventarsi, ma…..quando accanto a te non hai una persona che ti ama profondamente, una persona che forse è l’unica in grado di individuare i cambiamenti che hai apportato alla tua vita ma sopratuttto l’unica che per via di quei cambiamenti è la prima a soffrire….Per me quello è il punto in cui bisogna tornare indietro.
    Tornare sè stessi, "Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere un occhio nuovo"…..no?
    E non c’è cosa più bella di riprendere a guardare noi stessi attravrso gli occhi di chi davvero ci ama….
    Sandro

  3. diVerde Says:

    è davvero tanto che manco da parigi, e pur conoscendola molto meno di te, condivido la tua nostalgia…


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